L’evangelizzazione dell’oikos nel tempo della pandemia – 2
Con “oikos” (parola greca che significa “casa”), nelle cellule parrocchiali, intendiamo le persone a cui vogliamo bene e alle quali vogliamo portare Gesù. In questo tempo di isolamento sociale imposto per evitare il contagio, gli incontri settimanali di cellula nella case sono sospesi e, a parte le persone con cui conviviamo, gli altri non abbiamo occasione di incontro. Così il nostro desiderio e impegno per portare gli altri a Gesù deve trovare strumenti, occasioni e modi diversi e nuovi.
Vi riporto qui una sintesi della testimonianza di Luigi:
Volevo partire da questa vignetta, che circola in questi giorni, che rappresenta un po” la nostra esperienza come famiglia di cristiani. In questi giorni, stiamo vivendo la nostra identità di chiesa domestica: la convivenza forzata ha potenziato e intensificato le relazioni famigliari, talora difficili e stressanti, ma ha concesso più tempo per il dialogo, più tempo per la preghiera della liturgia delle ore personale e insieme ai membri della famiglia, ha favorito la frequenza della famiglia intera alla messa e al rosario televisivo, ha moltiplicato la preghiera di intercessione per parenti e amici, ha concesso un tempo più prolungato di silenzio per la meditazione personale, ha offerto maggiori possibilità di contatto sia telefonico sia con i social con i propri cari distanti. È proprio vero. Casa e famiglia sono una chiesa domestica.
Le cellule parrocchiali sono una realtà che ci aiuta ad essere testimoni della nostra fede in Gesù verso le persone che amiamo e che frequentiamo di più. Così potevamo temere che la situazione legata al Covid-19 potesse tagliarci le gambe, impedendo gli incontri nelle case, “chiudendoci” tutti a casa.
Anche la fede di tanti cristiani, potrebbe soffrire per la mancanza dei Sacramenti, soprattutto dell’Eucaristia domenicale, della confessione, dell’adorazione…
Però abbiamo visto che le liturgie e le preghiere vissute con la TV, con Papa Francesco e con altri canali, hanno unito in preghiera come un cuore solo milioni di fedeli: quante suppliche si sono moltiplicate! Abbiamo vissuto una preghiera incessante che si è innalzata a Dio, dal suo popolo sofferente. Proprio questo è accaduto: da un male terribile, sono sorte nuove e tante iniziative che hanno rinnovato la fede e intensificato la preghiera.
Frutto della preghiera e della meditazione della Parola di Dio, si è accesa la solidarietà per chi è in difficoltà: solo a casa o in situazione di bisogno, con iniziative di aiuto, ascolto telefonico, consegna di generi di prima necessità.
E per i nostri incontri di cellula parrocchiale nelle case come facciamo? Non potendoci riunire, gli incontri sono sospesi, ma ci diamo degli appuntamenti a distanza, ciascuno da casa propria, così viviamo in comunione di preghiera tra noi e con altri ancora, vicini e lontani che portiamo nel cuore.
Ci unisce la Parola di Dio del giorno, letta e commentata, che la parrocchia registra e prepara e invia ai chi vuole. Ci unisce la preghiera del rosario, che a volte facciamo assieme al telefono. La Via Crucis nei venerdì di quaresima.
Con collegamenti in rete grazie a zoom, wathsapp e skype riusciamo a vederci con gli altri partecipanti alla cellula, con i quali di solito ci vedevamo in casa mia, ci diamo appuntamento all’ora fissata e viviamo insieme la preghiera.
A casa mia due sere a settimana ci si riunisce virtualmente con i membri della cellula per un incontro e per un rosario e, per tutta la Quaresima, ogni venerdì la Via Crucis on line.
Non solo casa nostra, ma tante case della nostra parrocchia, ad un orario concordato, si animano di riunioni virtuali di fratelli e sorelle nella fede che cantano, lodano il Signore, condividono, leggono la Parola e intercedono per i propri cari, la comunità, il Papa, i preti, i malati, i disoccupati, il mondo intero.
Allora, come la vignetta all’inizio di questo articolo dice, può essere che le liturgie nelle chiese siano “chiuse”, ma la preghiera, la testimonianza e l’evangelizzazione dei cristiani, può rimanere più “aperta” che mai.