Palla prigioniera
Negli orari sballati di questi giorni, domenica ci è scappata anche una partita di pallone.
Il morale della banda era provato dalle sessioni di compiti e dal ritmo dei giorni precedenti, zeppi di videolezioni, costruzioni di abachi e coniglietti portapenne, fino al pianoforte via chiamata whatsapp.
Per convincerli a riordinare la loro stanza, ricoperta di uno strato uniforme di giocattoli, Francesco ha promesso ai ragazzi che avrebbe ripescato per loro la mini porta da calcetto che usiamo di solito al parco.
In condizioni normali non avrebbe mai funzionato, ma il desiderio di un diversivo deve essere sembrato qualcosa di irresistibile per i tre, rinchiusi in pochi metri come tanti loro amici da più di un mese.
Nel giro di poco non si è capito più niente e tra il terrazzo e la camera si è scatenata una partita agguerrita con un pallone mezzo sgonfio, finita nella solita rissa tra hooligan sedata dall’intervento risolutore del padre, che smonta la porta minacciando di disfarsene nottetempo.
Nessuno sa quanto questa situazione si protrarrà e cerchiamo tutti goffamente di proteggere i nostri figli da un contatto troppo diretto con il dramma che ci sta mettendo in discussione.
Sogniamo il campetto dell’oratorio e aspettiamo che riapra presto l’amata Villa, benché con gli ingressi contingentati. Guardiamo la primavera fuori dalle finestre e non riusciamo a capacitarci che questo stia accadendo proprio a noi.
Ma anche i ragazzi stanno imparando una nuova misura della libertà. E forse tutto questo finirà per renderci davvero più liberi, in un mondo che pure sembrerà esserlo assai meno.
Sempre domenica a Parigi, è notizia di poche ore fa, i cugini dei tre hanno disputato un incontro importante e hanno vinto. Qualcuno ha detto: “certo, giocavano in casa” .
Come sarebbe bello vedere la finale al mare, questa estate.
Sono bravi tutti ad apprezzare la primavera correndo per Villa Pamphili, il difficile è riuscire ad inventarsi Villa Pamphili abitando in cinque in due camere!
Sono sicuro che i ragazzi stiano “imparando una nuova misura della libertà” e che questa primavera non se la scorderanno mai (anzi la racconteranno ai loro figli!).
Sono anche sicuro che “tutto questo finirà per renderci davvero più liberi” o, almeno, ce ne offrirà l’opportunità costringendoci a ridisegnare i confini del “necessario” e dell'”importante”. Nei momenti difficili del campionato è determinante avere un buon trainer… e i tuoi ragazzi ne hanno due! 🙂