I rovi

Insegnamento 2024/30 dell’8 dicembre 2024 “I rovi” (Mt 13,7 e Mt 13,22)

Cari amici

vorrei approfondire questo tema dell’ascolto della parola di Dio. Ci chiediamo cosa può impedire che l’ascolto porti ad un cambiamento della vita, ad una conversione. Gesù usa questa immagine di Mt 13,7 dei rovi che soffocano una pianta. Non so se avete mai visto un rovo soffocare una pianta. A me capitò anni fa, di andare ospite da un signore che aveva comprato un terreno e ci aveva costruito una casa. Il terreno dietro la casa era scosceso, pieno di querce, ma non curato e invaso dai rovi. Ci mettemmo a liberare il terreno e apparvero sotto altre querce, avevano il tronco rasoterra e qualche ramo cresciuto a fatica tra i rovi verso la luce. Il contrasto tra le querce che si stagliavano alte e queste schiacciate a terra mi colpì, la sensazione era che col tempo i rovi avrebbero schiacciato anche gli alberi più grandi, sui quali infatti già si stavano arrampicando.

Passando dall’immagine al senso di ciò che dice Gesù: cosa sono questi rovi che possono piegare anche le fedi più radicate e stabili? Le preoccupazioni e la seduzione della ricchezza.

Spesso faccio una lettura individualista di questo brano sui rovi, e lo prendo come se fosse un doppio invito personale: il primo a risolvere le preoccupazioni affidando la mia vita alla provvidenza, e il secondo a usare in modo generoso e libero il mio denaro. Se mi impegno posso farcela a fare queste due cose e sto tranquillo.

Però poi mi vien in mente i racconti sentiti anche quest’anno, della proverbiale felicità e serenità delle persone che abitano i paesi poveri, soprattutto dei bambini. Mentre vediamo qui da noi, paese ricco, tanta insicurezza, preoccupazione, anche nei bambini. Forse c’è un legame tra le preoccupazioni e la ricchezza?

In effetti dove c’è un forte divario economico e per alcuni la vita diventa precaria e per altri lussuosa, si generano tensioni e nascono preoccupazioni, i poveri sono preoccupati di non avere il necessario e i ricchi sono preoccupati di perdere al loro condizione.

Vi faccio un esempio piccolo, nostro: se incontro una persona che non ha il necessario per lavarsi e curarsi, quando la vedo sporca e dall’aria malaticcia, ho paura di ammalarmi solo toccandola. In una casa umida, poco pulita e con l’odore di muffa entro con circospezione e se mi offrono un caffè non lo bevo con serenità. 

Anni fa cominciai ad invitare al cinema un signore che dormiva per strada, e non sempre riuscivo ad offrirgli una doccia prima di andare, così spesso dovevo superare qualche mia preoccupazione, però da lui ho imparato cosa vuol dire Gesù quando si identifica nei poveri.

E poi a fine serata vederlo rimettersi a dormire sul marciapiede e io salire in parrocchia nel mio letto, mi faceva male. Questo dolore lo reggevo solo sperando di colmare questo divario cosicché avesse anche lui un letto.

Finché ci sarà un tale divario economico tra le persone non ci sarà la possibilità di una vera fraternità. Quando viviamo con disagio la condizione di povertà dell’altro, con tutte le mancanze che vi accennavo: salute, pulizia, istruzione … in quel disagio vedo un segnale, una chiamata a colmare la misura.

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