Un corpo
Insegnamento 2025/7 del 2 marzo 2025 “Un corpo mi hai preparato” Eb 10,1-7
Cari amici, voglio parlarvi di questo aspetto della preghiera, questo dell’offerta di sé. Vi ho fatto leggere questo brano della lettera degli ebrei al capitolo 10 i primi sette versetti, perché c’è questa affermazione, “Cristo dice: tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato”.
Nel sacrificio e nell’offerta di cui si parla ho sempre visto quelle cose che all’uomo viene da offrire nella spinta religiosa che naturalmente abbiamo, di offrire a Dio delle cose, il nostro tempo, delle preghiere, così da ottenere qualcosa: una grazia, la pace interiore, la santità personale.
Certo, noi non siamo abituati ad offrire sacrifici animali, abbiamo cambiato tipo di offerta, ma nel mio atteggiamento di preghiera a volte ho visto e vedo questa modalità, l’idea di poter offrire qualcosa per avere in cambio altro da parte di Dio.
Però poi, la stessa esperienza di preghiera, di dialogo con Dio, mi ha porta a considerare che l’unica cosa di cui posso disporre, in realtà è il mio corpo, la mia vita concreta, che liberamente posso orientare verso una cosa o un’altra. Tutti i beni che ho, le capacità, le abilità, le conoscenze in qualche modo le ho ricevute da qualcun altro, che mi ha permesso di lavorare, di studiare.
Invece il corpo è qualcosa che Dio ha preparato per me, di quello posso fare ciò che voglio, allora nell’intimità d’amore con Dio questa frase che dice “un corpo mi hai preparato”, descrive un atteggiamento diverso verso Dio, che mi piace molto di più. Non ho niente da offrire a Dio, è lui che mi dona il mio corpo perché io ne faccia ciò che voglio. E qui nasce la voglia di corrispondere a questo dono con un altro dono, quello di essere suo. È il linguaggio dell’amore anche tra noi uomini, vivere il proprio corpo come dono per l’altro.
Ogni esperienza, ogni momento della vita, felice o doloroso, è un’occasione per potersi fermare nella preghiera di dire “Signore voglio viverlo essendo un tutt’uno con te”.
In ciò che mi avete scritto, ho trovato questi diversi modi di orientarci verso Dio, vi ho trovato il chiedere qualcosa per se stessi, un dono, una grazia, un miracolo. Ho trovato anche chi nella preghiera cerca la pace, la serenità, uno sguardo più libero che aiuti a risolvere alcuni problemi, ad affrontare alcune situazioni. Ho trovato anche uno sguardo su Gesù che ce lo fa sentire vicino, come noi. E ho trovato anche questa voglia di imitarlo in questo corrispondere al padre con tutto se stesso, con il suo corpo, donandosi a lui, in ogni momento della sua vita.
il dono di sé, io l’ho vissuto e lo vivo come un punto d’arrivo, come l’esperienza più bella nella preghiera, e per questo lo metto all’ultimo posto di questo processo. Di solito lo guadagno passando attraverso gli altri punti, ed è ciò che mi dona una certa sintonia con Dio, dove paradossalmente sono in grado anche di chiedere ed ottenere molto da lui.
Quando Cristo dice “un corpo mi hai preparato”, aggiunge “ecco io vengo per fare la tua volontà”, e a una prima una lettura potrebbe sembrare che uno perde la propria libertà, perde la propria capacità di volere, invece la mia esperienza è che arrivato al punto di dire “ecco io vengo”, io ci sono con tutto me stesso, e quindi i miei desideri la mia volontà, non sono fuori dalle relazioni con Dio, e la sorpresa che lui li accoglie, e io mi faccio guidare in modo che lui possa rispondere a modo suo a ciò che io desidero e voglio, l’esperienza è che lui conosce meglio di me quelli che sono i desideri, anche quelli più profondi, che a volte a me sfuggono.