Ho vinto il mondo

Insegnamento 2025/10 del 6 aprile 2025 “Scuotete la polvere” Gv 16,33

Cari amici,
si avvicina la Pasqua, così mi viene di parlarvi della gioia, una gioia potente, radicata, stabile, affidabile. La Settimana Santa mi fa vivere questo, riascoltare rivivere la storia di Gesù mi fa vivere questa gioia, una gioia che sa affrontare tutti i drammi del mondo. 

Penso a tante persone in difficoltà, le loro sofferenze, penso a tutti i drammi del mondo, e vedo quanto io stesso ho bisogno di qualcosa che sia sicuro in cui sperare. 

Poi penso a tutti voi, a tutte le persone della nostra comunità e anche oltre, ciascuno con la propria vita, con le proprie difficoltà, con le proprie speranze, con i propri affetti, con le proprie aspettative di vita. Chissà quante cose abbiamo di fronte da vivere, sappiamo che ci saranno difficoltà e sofferenze, ma sappiamo anche che verranno tante cose belle.

Ogni cosa che mi capita mi fa vivere una sfida, c’è un timore e una resistenza da superare per arrivare ad aver fiducia, sperare, ad amare la giornata che presenta paure, e desiderio di farcela, di riuscire a vivere in comunione con tutti, perché nessuno sia solo.

Mi piace mettermi così senza difese, senza distrazioni di fronte alla storia di Gesù, al suo dramma, e alla sua vittoria sull’ostilità, la paura, la diffidenza degli uomini che lo hanno condannato. Mi chiedo come hanno potuto condannarlo lui che faceva così tanto bene, mi dico che io non lo condannerei, che se fossi stato là non l’avrei condannato.

Ma io conosco la storia intera, conosco anche tutto ciò che da quella storia è venuto fino a me attraverso questi 2000 anni, sarei stato capace di difendere Gesù? Non lo so più.

Invece so che se mi guardo dentro trovo quella ostilità, quella paura, quella diffidenza che sono nel Vangelo in coloro che lo hanno condannato, io in tante situazioni di rapporto con altre persone mi trovo ad essere così: spaventato, diffidente, ostile. Io mi giustifico e dico che sono sulla difensiva, perché sono gli altri a non capirmi e a trattarmi male, ma la verità è che questo non è amore, almeno non è l’amore che portava Gesù. Non voglio giudicarmi e dire che anch’io l’avrei condannato, perché ho gli stessi sentimenti che avevano gli uomini che lo hanno condannato, ma mi apro la gratitudine alla gioia di aver conosciuto il Vangelo, di essere entrato nell’intimità con Gesù perché lui ne ha parlato e i suoi discepoli hanno tramandato fino a me. Mi hanno raccontato il Vangelo e quest’uomo Gesù mi ha incantato, col suo modo di vivere, col suo modo da amare, col suo modo di prendersi a cuore gli altri uomini.

Tanti episodi del Vangelo sono stati per me sostegno, compagnia nella solitudine, guida nei momenti di confusione e di sofferenza. Tutto questo nella Settimana Santa viene fuori in maniera così sintetica e completa, entro in contatto con il cuore del Vangelo.

Per questo sono felice, vivo questa gioia profonda radicata affidabile, e non vedo l’ora di rinsaldare questa mia radice che mi sostiene tutto l’anno.

Cari amici, oggi mi è venuto di raccontarvi in confidenza lo stato d’animo con cui affronto la Settimana Santa, forse non è una riflessione o un insegnamento secondo i canoni soliti, ma avevo il desiderio di condividere con voi questo momento della nostra fede, di centrare la nostra anima sulla esperienza di Gesù che si dona a noi, di accogliere questo gesto di Gesù che si offre anche a chi non lo vuole, farlo Nostro, per far diventare anche la nostra vita un dono per tanti.

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