Fa di me uno strumento
Insegnamento 2024/24 del 27 ottobre 2024 “Sono perduto” (Isaia 6,1-8)
Cari amici,
ho l’impressione che per molti di voi ci sia una difficoltà ad annunciare il Vangelo perché presi da un’idea, e cioè che per farlo serva qualcosa di speciale, qualche capacità che non sentite di avere.
Invece un’idea delle cellule che anni fa ci conquistò subito, è che evangelizzare è facile, lo può fare chiunque abbia scoperto Gesù.
Vi ho fatto leggere questo brano di Isaia, l’inizio del capitolo sei, perché è il racconto della sua vocazione, nella quale ho trovato tanti elementi della mia. Il primo aspetto dell’esperienza di Isaia è il suo incontro con Dio, qui raccontato da lui come “l’aver visto la sua gloria”. Anche io ho fatto esperienza della presenza della potenza di Dio nella mia vita, e sentivo la necessità di esprimere questa mia esperienza fondamentale con la mia vita. Cioè con le scelte che facevo ogni giorno, pensavo al tipo di lavoro, al mio modo di essere con gli altri, al senso da dare alla mia esistenza.
Il secondo punto importante per Isaia, è l’esperienza di essere “un uomo dalle labbra impure”, cioè di non avere parole adeguate per raccontare la gloria di Dio. Questo aspetto Isaia lo vive con disperazione: “ohi me! Io sono perduto”, dice.
Partendo da questa esperienza di Isaia, che è anche la mia, vorrei parlarvi del primo passo che siamo chiamati a fare per evangelizzare: la preghiera. Quale sarà la preghiera di una persona che ha un’esperienza forte di Dio e che vuole esprimerla nella vita, ma che si vede inadeguata a fare questo?
Prendiamo la preghiera di Isaia: “Ohi me! Io sono perduto”, la risposta di Dio è la purificazione delle labbra, con un carbone ardente; adesso Isaia può parlare.
Cosa prendiamo noi da questo brano, cosa ne ho preso io che condivido con voi?
Quando diciamo che il primo passo dell’evangelizzazione è la preghiera, vedo che rischiamo di cadere in un guaio, se ci sta a cuore qualcuno e iniziamo a pregare, il primo impulso è quello di chiedere a Dio di cambiare il suo cuore, di attrarlo a lui, in questo non c’è niente di male, però ancora non è una preghiera per l’evangelizzazione.
Ci sono alcune preghiere che ascoltiamo nella liturgia, nei momenti in cui ci incontriamo in preghiera che non ci aiutano. Quando preghiamo per la pace per la giustizia chiedendo a Dio che illumini i governanti, le persone che hanno responsabilità sociale, stiamo chiedendo che Dio trasformi gli altri. Dio però non è che è bloccato, non ha bisogno che noi chiediamo questo per muoversi.
Cosa è che manca allora? Manchiamo noi, chiedere a Dio che lui cambi noi, per renderci capaci di collaborare alla sua azione, ecco qui entriamo in una preghiera che è evangelizzazione, chiedere a Dio che trasformi noi, che ci converta tanto da poter noi dire: “manda me”, come fa Isaia.
La preghiera per l’evangelizzazione è l’invocazione nella quale chiediamo a Dio di convertire il nostro cuore, e parte della consapevolezza della nostra incapacità, dalla consapevolezza che possiamo fare la nostra parte solo se siamo in sintonia con Gesù, perché portiamo un messaggio che non è nostro, non parte da noi, ma ci è affidato, noi portiamo la testimonianza di un’esperienza che abbiamo ricevuto da Dio.Vi invito a convertire la vostra preghiera, ve lo dico con tutto il cuore perché è un rischio che corro anch’io nel primo slancio affidare a Dio tutte le angosce e le preoccupazioni del mio cuore dicendo Signore ti prego fa qualcosa intervieni cambia questo, tocca quel cuore, fa che tutto vada bene. Ma una volta affidato a lui la mia preoccupazione il salto è importante Signore tocca le mie labbra, con dei carboni ardenti, è un contatto che fa male brucia la carne, per questo forse ne ho paura, ma pensando ai miei fratelli a quanto l’esperienza di intimità con Gesù potrebbe aiutarli, allora dal cuore nasce un affidamento Signore eccomi qua, Gesù fa di me ciò che vuoi, quello che tu reputi opportuno e adatto per gli altri. La preghiera è importante che cresca e arrivi all’offerta di sé a Gesù, per amore. San Francesco diceva Signore fa di me uno strumento.