Mangia e cammina

Insegnamento 2024/25 del 3 novembre 2024 “Il cammino” (1Re 19,5-8)

Cari amici

Ci siamo detti tante volte, forse troppe, che le cellule, come tante realtà della chiesa, possono diventare gruppi chiusi, dove le persone cercano di stare meglio. Dove cerchiamo conforto e compagnia. Non c’è nulla di male in questo, vi ho fatto leggere del profeta Elia (in 1 Re 19,5-8) che cerca riposo e riparo, era minacciato e temeva per la sua vita. Anche noi tante volte riceviamo del male, soffriamo e cerchiamo sollievo. Molti di voi mi hanno detto che in cellula hanno trovato questo. Soprattutto un’accoglienza da parte di una piccola comunità, il vivere assieme ad altri la fede e la vita. 

Il fatto di parlare tanto di evangelizzazione, del nostro compito di annunciare agli altri il vangelo, forse ci ha fatto perdere il senso del valore di ciò che abbiamo. Se in cellula hai trovato compagnia, condivisione, sostegno, persone che si ricordano di te, che ti fanno sentire la loro presenza e affetto, questo é un tesoro e siamo chiamati a dare ciò che abbiamo.

A volte abbiamo criticato alcune cellule dove si viveva più il gusto di stare assieme tra noi, che lo slancio ad invitare altri; e forse abbiamo sbagliato. Se avete e vivete qualcosa di bello, perché non viverlo? Evangelizzare sarà portare quello che abbiamo, annunciate la bellezza di questo vostro stare assieme, 

Il Vangelo racconta che tante persone andavano da Gesù per essere guarite e liberate dal male, anche noi abbiamo il diritto e il bisogno di vivere questo. All’inizio sarà l’aver trovato dei compagni di cellula con cui condividere la vita, questo cura la solitudine e tante sofferenze, poi diventerà anche essere impegnati a fare cose assieme a servizio della parrocchia, di altri. Essere importanti per gli altri é un grande nutrimento dell’anima, per la nostra vita. 

Nai Vangeli tutte le persone che cercavano Gesù e lo seguivano perché faceva prodigi e guarigioni, sono dette “la folla”. Anche oggi tante persone, non solo noi, hanno bisogno di essere come queste folle del vangelo, di fare l’esperienza di non essere soli, e di poter fare cose importanti per gli altri.

Certo poi alcuni di questa folla facevano una scelta in più, cioè di diventare discepoli.

La storia di Elia é già un esempio di questo cammino spirituale, lui cerca sollievo e riposo, poi un angelo lo sveglia e gli dice di mangiare e lui si sazia, questa è una immagine di noi in cellula, dove riceviamo sollievo e nutrimento e stiamo bene. Elia mangia fino ad essere sazio ed è la misura anche nostra, ci nutriamo spiritualmente fino a stare bene, sia uscendo dalla solitudine sia trovando un posto dove essere considerati e dove ci sentiamo importanti per gli altri. 

E, lo ripeto, fin qui non c’è nulla di male, solo che l’angelo propone ad Elia di mangiare ancora, oltre la sazietà del momento e qui si apre una prospettiva nuova: portare ad altri il bello che viviamo. Per fare questo serve mangiare ancora, così dice l’angelo ad Elia, “mangia perché il cammino è lungo”. Questa mi sembra un’immagine di ciò che dobbiamo fare noi: mangiare un cibo nuovo, cibo che nutre l’anima, mangiare oltre il gusto del momento, avere una prospettiva più ampia. Nel racconto serve ad Elia per arrivare al monte di Dio. A noi per arrivare a Dio, conoscerlo. 

Gesù per un discepolo non è solo consolazione, sollievo, compagnia e sentirsi considerati e importanti in comunità, ma la via per arrivare a Dio. 

Serve un cibo e camminare. L’immagine del monte da salire mi dà l’idea di un cammino impegnativo, e l’immagine di un cibo da mangiare oltre la fame del corpo, mi dà l’idea di una cura costante e quotidiana della nostra anima, e qui il pensiero all’eucarestia per me è forte.

Gesù che mi dice “questo è il mio corpo dato per te”. Cari amici, diventare discepoli non è una cosa scontata, vorrei che nessuno pensasse già di esserlo, perché vedo che è una scelta da rifare ogni giorno, rischiamo di rimanere nella bellezza di avere un gruppo di compagni di viaggio e di sentirci importanti nel fare delle cose per altri e per Dio. Conoscere Dio è un’altra cosa, una cosa che non finisce mai, ve lo dico con il cuore, come mia esperienza. Se in voi c’è un desiderio di conoscere di più Dio, serve che accettiate questo cibo che fa camminare verso Dio, cibo che è la conoscenza intima di Gesù e del suo donarsi a noi. 

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