Diede frutto
Insegnamento 2024/31 del 15 dicembre 2024 “Diede frutto” (Mt 13,8 e Mt 13,23)
Cari amici,
finalmente una lettura del vangelo dove si parla di frutto, di vedere un risultato positivo, allora spero che vi sentiate incoraggiati e vogliate approfondire il senso di queste parole: la domanda che ci facciamo oggi è sulla differenza che c’è tra ascoltare e comprendere. Perché la novità di questo versetto è questa, il terreno buono è immagine di una persona che fa due cose: ascolta e comprende. Finora tutti avevano ascoltato, ma nessuno aveva compreso. Io ho ascoltato, ma ho compreso? Tu hai ascoltato, ma hai compreso?
Il primo tentativo di entrare di più nel senso che Gesù dà a questo verbo: comprendere, l’ho fatto fermandomi sul significato della parola, che dice un far proprio, metter dentro di sé, in un certo senso. Ma non mi soddisfaceva a pieno, mi sembrava molto di testa e non era completa come idea.
Così ho pensato alle delle persone, alle loro storie, ai santi, alla mia storia, alle persone di cui racconta il vangelo, anche all’antico testamento, per esempio alla storia di Isaia, con la quale mi sono molto indentificato, come già altre volte ho condiviso con alcuni di voi.
Ho visto un elemento che mi sembra sempre presente: l’ascolto fa un passo avanti quando arriva a comprendere qualcosa di nuovo, che riguarda anche noi stessi. Per Isaia conoscere meglio Dio diventa anche un momento in cui vede se stesso e le proprie imperfezioni e limiti, ma proprio per questo scopre dentro di sé, una spinta a fare qualcosa, a rispondere a Dio in senso positivo, e quindi ad andare a parlare in nome di Dio.
Nella mia esperienza questo ascolto è andato a toccare e ogni volta che si rinnova di nuovo va a toccare quello che sono, la mia storia, ciò che penso di me e della mia missione, leggo anche cose passate delle mia vita sotto una luce nuova, mi vedo più piccolo e debole di come pensavo, meno “bravo”, meno capace di giustizia e verità di quello di cui ero convinto, meno nella verità di quello che credevo, ma anche proprio questo mi nasce dentro una voglia e determinazione maggiori di offrire quello che ho per amore del Signore Gesù.
Comprendo in modo nuovo anche gli altri, vedo di più i loro limiti e chiusure, a volte anche peccati, ma paradossalmente vivo anche una spinta a tollerare e sperare di più, aumenta il mio desiderio di essere fedele a Dio proprio nel vedere la lontananza anche degli altri da Dio.
Ecco che la parola non è una serie di istruzioni su ciò che è saggio, su quello che dobbiamo fare, un’indicazione su come dobbiamo comportarci e vivere, è un qualcosa di personale rivolto direttamente a me.
Ho scoperto, e scopro ogni volta di più, che il messaggio d’amore contenuto nella parola di Dio, non è un messaggio d’amore per l’umanità intera, ma è un messaggio d’amore per me. Questo io comprendo e faccio mio, nel comprendere la parola, capisco che io sono compreso in quella parola, sono già dentro quella parola.
Signore Gesù, ti chiedo di allargare il mio cuore, così da comprendere, nella parola che mi dici, proprio quell’amore che tu hai per ciascuno di noi e di essere testimone di quell’amore che c’è in ogni tua parola diretta a me. Amen.