La mia e la tua volontà

Insegnamento 2025/8 del 9 marzo 2025 “Che non perda nulla”  Gv 6,39-40

Cari amici,

c’è un punto sulla preghiera che vorrei affrontare, partendo dalle riflessioni che mi avete inviato. Ne ho ritrovate alcune che mi ero perso nel telefonino, così le ho rilette tutte per completare la mia riflessione, partendo dai vostri spunti. 

Tutto va bene nella nostra preghiera finché Dio ci accontenta, la difficoltà comincia quando Dio sembra non accontentarci, quando ci troviamo di fronte a delle esperienze difficili, dolorose, per noi e per le persone che amiamo. A molti di voi ha colpito la libertà con cui Gesù chiede al Padre di liberarlo da questa situazione di sofferenza, di morte. In questo Gesù è molto simile a noi, è come noi e lo sentiamo molto vicino. Poi però Gesù fa un salto, dice al Padre” fai la tua volontà e non la mia”. Questo salto ci risulta difficile da capire, capire come Gesù riesca a farlo. Ci chiediamo allora come possa Dio Padre volere una cosa così dura da parte del figlio, e quindi anche da noi, dalle persone che amiamo. Ci chiediamo quale sia la volontà di Dio, quella di far soffrire i suoi figli?

Vi ho fatto leggere questa frase, del Vangelo di Giovanni (Gv 6,39-40) per partire da quello che Gesù stesso dice: la volontà del Padre è che Gesù non perda nulla di ciò che gli ha dato, anzi che lo risusciti nell’ultimo giorno. E allora mi chiedo per realizzare questa salvezza di tutti, era necessario che Gesù soffrisse, è necessario che noi soffriamo?

La storia dei santi sembra dire di sì. San Francesco voleva fare il cavaliere e va in guerra, ma ha un’esperienza terribile, di finire sconfitto e prigioniero dei nemici. Sant’Antonio da Padova parte sperando di fare il missionario martire, ma si ammala e viene rispedito a casa naufragando poi in Sicilia. Sant’Ignazio voleva gli onori della corte reale, ma si rompe una gamba in battaglia.

In queste storie dei santi vediamo che non è tanto la sofferenza, la malattia, la disgrazia che porta il cambiamento nella loro vita, ma quella situazione diventa un’occasione in cui una lettura, un confronto con qualcuno, una conoscenza maggiore del Vangelo di Gesù, porta la persona a cambiare. Li porta a lasciare un progetto che ha dei punti negativi e ad abbracciarne un altro le cui conseguenze sono arrivate fino a noi e che ci danno vita.

Così le sofferenze non mi sembrano indispensabili, indispensabile è una nuova presa di coscienza su cos’è l’amore, cos’è la giustizia, per cosa vale la pena vivere, ma nelle storie dei santi questa riflessione questa presa di coscienza, questa nuova direzione, data alla propria azione alle proprie scelte, avviene in queste situazioni di crisi, di sofferenza, di fallimento.

La croce e la morte di Gesù sono un’esperienza di fallimento dell’uomo, dell’umanità intera. Colui che tutti riconoscevano come uno che passò facendo del bene, che tutti riconobbero innocente di tutte le accuse che gli erano state fatte, fu condannato a morte in modo terribile. Sembra che serva a noi uomini riconoscere il proprio errore, la propria valutazione sbagliata dell’amore per poter cambiare e fare scelte nuove.

Magari ci sembra di non essere cattivi e la “cura” ci sembra un po’ eccessiva. Però io quando vedo i miei limiti nel voler bene, mi dico che non so quanto sono lontano dalla misura di Dio e non so nemmeno lo siano gli altri, ed è qui che nasce il mio affidamento a Dio.

So che il nostro cuore fa fatica a fidarsi, e mi apro la possibilità che proprio quell’esperienza dolorosa, o triste, quel problema, quella difficoltà siano l’occasione per uno slancio nuovo verso Dio, una nuova esperienza di quanto ciò che vivo possa trasformarmi. E vedo che quando riesco a vivere questo nella mia vita, riesco anche a stare vicino agli altri nelle loro situazioni difficili ed aiutarli a farne tesoro per la loro vita.

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