L’evangelizzazione dell’oikos nel tempo della pandemia – 0
Presentazione delle testimonianze di come viviamo l’evangelizzazione in questa situazione di isolamento sociale imposto per evitare il contagio.
A causa della pandemia viviamo questi tempi di isolamento forzato e reclusione coatta in casa; con le nostre cellule parrocchiali di evangelizzazione continuiamo ad evangelizzare e di questo vogliamo raccontare le nostre testimonianze. In alcuni casi addirittura, con soluzioni e strumenti nuovi, l’evangelizzazione procede meglio: la necessità della creazione di modi diversi di relazionarsi, a causa della distanza sociale da rispettare, ha permesso anche di raggiungere persone che difficilmente avrebbero potuto partecipare ad un incontro in casa.
Qui vogliamo presentarci per chi non conosce il metodo di evangelizzazione delle cellule parrocchiali, che consiste essenzialmente nell’accompagnamento, da parte di un cristiano battezzato, di una persona alla ricerca di Gesù. Un cristiano che ha scoperto con forza la presenza di Gesù nella propria vita, scopre il compito che Gesù affida a tutti i cristiani, allora si guarda intorno, negli ambienti dove vive: al lavoro, in famiglia, tra i parenti, i vicini … noi abbiamo fato così. E ci siamo accorti che alcune persone sono in ricerca, di Dio, di alcune risposte sulla vita, di pace, di felicità … Noi vorremmo che queste persone, che amiamo, trovino ciò che il loro cuore desidera. Noi queste cose le abbiamo trovate nel Vangelo, e allora proviamo a proporre loro un cammino alla scoperta di Gesù.
Non è una proposta fatta solo di parole, anzi per prima cosa volgiamo sia la nostra vita e la nostra capacità di fede a “parlare”, attraverso le azioni “silenziose” della nostra vita, attraverso quello che siamo, proprio come siamo, fragili, ma con la fede in Gesù e una speranza certa del suo aiuto e amore. Per prima cosa iniziamo mettendo nella nostra preghiera la persona, preghiamo per lei ogni giorno, e non la abbandoniamo mai.
Poi ci prendiamo a cuore le sue necessità; qui ci serve molto dedicare tempo ad ascoltare ciò che l’altro ha a cuore aprendo il nostro. Alcune necessità sono più nascoste, ma succede che siano più importanti.
La nostra esperienza è che un rapporto con Gesù trasforma tutto il nostro modo di vivere e cambia la vita, così tra le varie necessità vediamo come centrale la necessità che la persona incontri Gesù personalmente. Così appena lo vediamo possibile, vogliamo condividere con lei la nostra fede, molto semplicemente, cioè raccontando quel poco di Gesù che ho incontrato io; noi possiamo pensare che è poco, che vorrei incontrare di più, ma per l’altro che non ha nulla o ha esperienze negative, le nostre povere parole magari sono proprio quelle che cerca, che gli servono per fare quel passo decisivo.
Quando succede che parliamo di Gesù può essere che l’altro abbia un’esperienza negativa e quindi ci ponga obiezioni, difficoltà o domande, noi vogliamo essere pronti a spiegare le ragioni della nostra fede, per cui per noi è sempre importante approfondire la nostra fede, e per fare questo cerchiamo anche l’aiuto di altri.
Noi speriamo che la persona chiariti dubbi o difficoltà, possa affidare la propria vita a Gesù, nella preghiera e poi in una vita vissuta alla luce della presenza o provvidenza di Dio.
Tutto questo sappiamo che può avvenire se siamo testimoni sinceri, leali e onesti del nostro incontro con Gesù, della nostra esperienza di fede e di affidamento a Dio. Certo non possiamo essere credibili solo parlando e quindi neanche scrivendo qui sul sito, ma cercando di far capire a te che stai leggendo, la nostra esperienza, scriviamo ciò che ci anima: noi abbiamo provato l’amore di Dio Padre e vogliamo vivere con Gesù, nella verità del Vangelo e desideriamo che anche l’altro faccia nella gioia questa esperienza. Spesso facciamo questo esempio, per farci capire: è come quando troviamo una pizzeria dove fanno una pizza buona oppure, se troviamo una spiaggetta con mare pulito, ci precipitiamo a dirlo ad un amico per permettere anche a lui di godere di queste cose buone, perché allora indugiare per una sorta di timidezza nel dire all’amico che hai trovato Gesù che ti ha cambiato la vita, e che questo è stato più importante di vincere al superenalotto?
Finita l’attuale pandemia (speriamo presto) dovremo molto probabilmente affrontare una crisi economica. Aiutare le persone che amiamo ad affidare la vita a Gesù, secondo noi ci farà vivere nella Speranza, aiuterà tutti a collaborare per superare la crisi, e non angosciati per le proprie difficoltà potremmo vivere la sentirci dire all’orecchio la frase del Vangelo diventataci familiare: “tutto quello che avete fatto ad uno di questi fratelli più piccoli lo avete fatto a me”. La crisi si potrà superare con la solidarietà e l’aiuto ai più deboli.
Fa parte dell’incontro con Gesù nella fede, la scoperta di essere chiamati a vivere come fratelli, in una comunità. La vita in comunità è bella, ma anche impegnativa, soprattutto all’inizio, così è fondamentale, che una persona sia essere aiutata ad entrare a far parte della comunità parrocchiale. Prima condividendo la vita di una cellula di evangelizzazione (piccola comunità di crescita cristiana per l’evangelizzazione che si incontra in una casa), poi nella vita della comunità intera.
Nella cellula con l’ascolto, la condivisione e la preghiera i membri della cellula si aiutano a raggiungere lo scopo fondamentale che è quello di riuscire a portare altri all’incontro con Gesù, che come per noi è stato fondamentale, speriamo lo sia per altri che si aprono alla sua presenza, nella loro vita.
Questo nostro servizio all’evangelizzazione è reso più difficile, dall’isolamento sociale che stiamo attualmente vivendo, noi lo facciamo nella gioia di servire Dio in qualunque modo e momento, e vediamo che ciascuno si sta ingegnando con metodi originali e creativi, Le testimonianze che metteremo sul sito, ci mostrano che il momento di difficoltà si può trasformare in una nuova opportunità. Riportiamo qui di seguito alcune testimonianze di alcuni membri delle cellule parrocchiali che sono lo spunto di partenza per questo articolo.
don Alberto e Vincenzo